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Piccola quercia dei calanchi

20161029 173457

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Giorno luminosi e sere rosa in questo inizio d’autunno, tiepido.
Camminiamo sui calanchi per i soliti sentieri conosciuti, ma appare sempre qualche scorcio inesplorato da scoprire.
L’argilla crea passeggiate sempre nuove, o forse sono i cinghiali, i caprioli che la modellano.
Camminiamo nella macchia: rosa canina, biancospino e altri arbusti piccoli, forti e pungenti, come queste terre insolite. Mi sento anche io come loro, ormai. Terre aspre e luminose. Nebbiose e plastiche. Terra che si incolla sotto i piedi, mai sazia di acqua, la trattiene tutta. Oppure terra che crepa, cambia forma e aspetto.
Perché l’argilla si muove. Micro paesaggi mutevoli.
In estate è Andalusia, in autunno e in primavera è Irlanda.
In inverno è semplicemente inverno.
Hanno arato quasi tutto intorno, quest’anno.
La terra è di nuovo marrone, sembra anche meno grigia, quest’anno.
Il foglio bianco.
Camminiamo per queste vie di cinghiali e caprioli che tagliano i pendii per traverso, come quelle delle mucche in montagna. Camminiamo, io e i giovani cani, stupiti della deviazione fuori dal sentiero, ma già eccitati.
Arriviamo alla piccola quercia, che puntavo dall’alto, per cui abbiamo lasciato il sentiero.
Mi sono accorta solo ora di te, dopo tutti questi anni? Bassa, come a mimentizzarti tra i cespugli, sia tozza che snella. Forte.
A pochi metri il palo della luce, non sfrigola delicatamente l’aria sui fili, come altrove, ma qui tira degli schiocchi, l’alta tensione.
Seduti tutti e tre all’ombra sotto di te è già bosco.
Più in basso, seguendo il crinale di calanco di cui sei avanguardia e guardiana, altre piccole querce scendono, inaspettate.
I cani sono nervosi, scattano verso il basso, poi cercano qualcuno, seguono movimenti invinsibili alle nostre spalle. Sembra di sentire ombre risalire, ma è tutta luce di tramonto d’ottobre, erba secca, arbusti spinosi.
Abbaiano al vento, a destra e a manca, agli schiocchi del palo della luce.
Non so se è elettricità che sento, suggestione o presenza.
Mentre ripartiamo di scatto mi domando se tu, piccola quercia, ti nutri di quella tensione, per stare in equilibrio sul tuo crinale luminoso d’argilla. Sembri un surfista.

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